La puntata di
Fahrenheit del 14 agosto ha trattato un’interessante questione: cos’è l’educazione
parentale? Quali ragioni possono spingere dei genitori a non mandare i propri
figli in una scuola ma educarli a casa propria?
La
trasmissione è molto interessante e cerca di presentare le ragioni di chi
condivide questa scelta radicale (più diffusa di quanto non si pensi) e di chi,
invece, la critica.
Tra i
partecipanti alla trasmissione c’era anche Dario Ianes al quale, credo, sia
stato dato troppo poco spazio (due soli interventi, il secondo dei quali anche un
po’ tagliato dal conduttore). Peccato perché era il maggiore esperto di
problemi educativi tra i presenti.
Cerco di dire
la mia sulla questione. Ci sono due aspetti che mi hanno molto colpito nella
discussione.
Il primo è la
sfiducia nella scuola. Non nella scuola statale, si badi bene, quanto nella
scuola in genere. Questi genitori dicono di aver cercato una scuola che
rispondesse al proprio modello educativo e di non averla trovata e, per questa
ragione, hanno preferito educare loro i propri figli avendo così la garanzia di
farli crescere nel rispetto dei propri valori.
Il secondo
aspetto riguarda, invece, il fatto che dei genitori si ritengano in grado di
svolgere adeguatamente un lavoro (quello del docente) che richiede delle
competenze, dei saperi, dei percorsi di formazione. Sembra quasi che basti la
fede in alcuni valori educativi ed un po’ di buon senso per insegnare le
lettura, la scrittura, la matematica, la storia, le scienze, la geografia, ecc.
Trovo
preoccupanti entrambi gli aspetti. Il primo sembra una forma di integralismo
che rifiuta il confronto con la diversità e si chiude piuttosto all’interno di
un modello monolitico e che ha il suo maggiore difetto nel privare il bambino di
importanti esperienze di socializzazione. Nel secondo vedo poi una profonda svalutazione
del sapere dei docenti: ognuno può improvvisarsi docente. Non credo che qualcuno
potrebbe affermare con la stessa tranquillità di poter curare da solo i propri
figli malati! Purtroppo è molto diffusa, nel senso comune, questa scarsa
considerazione delle competenze psicologiche, pedagogiche, comunicative, relazionali,
metodologiche, tecnologiche, culturali richieste dalla professione docente.
Credo che sia nostro compito, invece, valorizzarle al massimo.
Fahrenheit del 14 agosto 2014