Vorrei tornare sul tema della carriera dei docenti così
come viene presentata nel documento “La buona scuola”.
Una premessa. Occorre, a mio parere, fare una
distinzione tra i principi – guida del documento e le loro concrete modalità di
realizzazione. Si tratta cioè innanzitutto di capire se tali principi sono
condivisibili (tutti, alcuni, in parte, del tutto, per niente, ecc.) e, poi,
ragionare su come metterli in pratica discutendo perciò sulle varie alternative
e possibilità. La distinzione è fondamentale perché, altrimenti, non si capisce
bene su cosa si ragiona.
Sul tema della valutazione
dei docenti – che occupa gran parte del secondo capitolo del documento - suggerisco,
in particolare, la lettura di due interventi: il primo di Giancarlo
Cerini e il secondo di Stefano
Stefanel.
In entrambi gli interventi
emerge una sostanziale condivisione del principio della necessità di
riconoscere il merito degli insegnanti migliori e di pensare ad una carriera
fatta non di automatismi impiegatizi ma di riconoscimenti professionali.
Stefanel nel suo
intervento ritiene che, comunque, il dirigente debba avere un ruolo nel
processo di valutazione degli insegnanti e propone, quale base fondamentale, la
reputazione del docente da individuare e apprezzare attraverso questionari da
somministrare a studenti, famiglie, colleghi.
Dall’intervento di Cerini
emerge, invece, una maggiore attenzione per la documentazione dei crediti connessi
con la didattica.
Condivido anche io l’ispirazione
di fondo del documento e, perciò, vorrei piuttosto riflettere sulle metodologie
e sugli strumenti della valutazione del merito.
Credo che il pericolo maggiore
in ogni proposta di valutazione degli insegnanti consista nel perdere alcune di
quelle che sono le caratteristiche più importanti della professionalità docente.
Ad esempio: se la logica premiale fosse centrata sulla competizione individuale
allora verrebbero disincentivate la collaborazione, il lavoro in team, la collegialità.
Analogamente se venissero valorizzate solo le attività al di fuori della classe
(coordinamento di gruppi di lavoro, cura dei rapporti con enti esterni, ecc.)
risulterebbe di scarsa significativa – ai fini della carriera - l’attività
quotidiana nella classe con i ragazzi.
C’è il rischio, perciò, di
innescare tra i docenti processi che potrebbero portare non ad un miglioramento
ma ad un peggioramento della qualità dell’insegnamento.
Ritengo pertanto che sia
necessaria una riflessione molto attenta su cosa prendere in considerazione e
su come documentarlo e valutarlo. Un buon punto di partenza credo che possa
essere costituito dalle esperienze che, sia pur in numero limitato, sono state
svolte in passato. Tra queste mi permetto di segnalarne un paio che si sono
svolte nel nostro territorio.
La prima, frutto del
progetto “Scuola e cultura della valutazione”- fortemente voluto dall’allora direttore generale dell’USR Abruzzo
Carlo Petracca, ha visto la realizzazione di una serie di ricerche azione sui
temi della valutazione: la valutazione d’istituto, la valutazione delle
competenze, la valutazione del comportamento e, appunto, la valutazione della
professionalità docente. Chi scrive ha fatto parte del comitato scientifico che
ha realizzato la stesura delle linee – guida per la realizzazione della ricerca
– azione su questo tema che è stata condotta da una rete di scuole abruzzesi
con capofila l’Istituto Comprensivo di Pianella. Al termine della ricerca è
stato realizzato e sperimentato un modello di portfolio della professione
docente, modello che è stato adottato, con opportune modifiche, anche per la
valutazione dell’anno di prova dei docenti neo – assunti. Non mi risulta, purtroppo,
che siano disponibili in rete i materiali di questo progetto.
La seconda esperienza,
condotta nell’ambito del Progetto TQM
Teacher and Trainig Quality Management, ha visto impegnati vari soggetti
tra cui l’UNIDAV, l’USR Abruzzo, l’Udanet, l’Invalsi. Il progetto ha avuto come
finalità quella di confrontare i sistemi di valutazione dell’insegnamento in
vari paesi e di costruire ed utilizzare un portfolio elettronico da utilizzare
come strumento per la crescita professionale dei docenti.
Non partiamo, perciò, da
zero su questi temi. Una discussione seria e costruttiva, perciò, è possibile.