Bellissima serata nella
primaria di Via Bosio.
Abbiamo ospitato l’amico
Franco Lorenzoni che ci ha presentato il suo ultimo libro: I
bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica.
Franco Lorenzoni è un
maestro (ci tiene a dirlo) della scuola primaria, con un’esperienza trentennale
nell’insegnamento, nella ricerca e riflessione sulla propria difficile ma
bellissima professione, nella militanza attiva nel Movimento di Cooperazione
Educativa. La nostra scuola ha contatti continui con lui perché ospita i
bambini di terza e quinta di Via Bosio nel campo scuola che tiene presso la
casa – laboratorio di Cenci.
La sua opera si colloca
all’interno di quella straordinaria cultura pedagogica italiana che ha prodotto
altri maestri come Mario Lodi, Bruno Ciari, Ernesto Codignola, Raffaele Laporta
e tanti altri, meno famosi, che hanno fertilizzato con il loro impegno
quotidiano la ricerca educativa nelle nostre scuole.
La lettura del suo libro
ha rappresentato per me un’esperienza bellissima. L’ho paragonata ieri sera ad
una scena del film “Amadeus” di Milos Forman: quella in cui Costanza, la moglie
di Mozart, si reca da Salieri all’insaputa del marito e gli mostra alcune delle
composizioni di Wolfgang. Salieri prende le carte e gli basta sfiorarle perché
possa ascoltare le meraviglie in esse racchiuse e rimanerne sconvolto. Anche io
ho provato qualcosa di simile (ma non certo l’invidia distruttiva che il film
attribuisce a Salieri!) nel leggere il
racconto che Lorenzoni fa della sua esperienza di un anno quale maestro di una
classe quinta della scuola primaria. Da ogni pagina scaturisce uno spunto di
riflessione, un’idea, uno stimolo.
Provo ad elencarne
qualcuno, rinviando comunque alla lettura del libro che consiglio davvero caldamente
a tutti.
I bambini “filosofi”. È
davvero emozionante seguire le loro discussioni attraverso le quali, sotto la
sapiente regia del maestro, cercano di interpretare il mondo, costruiscono una
rappresentazione sempre più raffinata della propria esperienza mettendo in discussione
i preconcetti e le costruzioni passate. Credo che per noi adulti costituisca
una grande lezione imparare da loro come ci si possa confrontare con idee
diverse sullo stesso argomento senza per questo litigare e come sia appassionante
ristrutturare (rivoluzionare!) il proprio pensiero quando l’esperienza e lo
studio ci mostrano delle nuove strade da seguire. Ma quello che soprattutto ci
insegna Lorenzoni è il rispetto verso il pensiero del bambino che non è affatto
un pensiero “minore” del quale sorridere con sufficienza. Esso merita invece
un grandissimo rispetto perché rappresenta
il grande sforzo che i piccoli fanno per dare un significato a quello che
accade loro intorno. Ho trovato, nel lavoro di Lorenzoni, molte assonanze con
un testo al quale sono molto affezionato, “Il
bambino filosofo. Come i bambini ci insegnano a dire la verità, amare e capire
il senso della vita” di Allison Gopnik. Si tratta di un lavoro che ha
completamente cambiato la mia maniera di intendere l’infanzia.
Un secondo tema, tra i
tanti: l’insegnamento della matematica. Lorenzoni ha avuto la fortuna di essere
allievo di Emma Castelnuovo (che con i suoi lavori ha rivoluzionato la
didattica della matematica) dalla quale ha sicuramente appreso come motivare i
bambini a questo complesso ma appassionante sapere. Lo fa utilizzando
soprattutto la storia della matematica: ripercorre assieme ai suoi alunni i
passi che l’umanità ha percorrere per costruire il sapere matematico. Ecco
perché a lezione parla di Talete, di Pitagora, di Anassimandro, di Eratostene,
di Platone. Ed è davvero affascinante vedere i bambini affrontare gli stessi
problemi da cui sono partiti i matematici dell’antichità nel costruire il
proprio sapere e dialogare con loro.
Un altro tema, poi: il
tempo. I bambini devono avere la possibilità di “perdere tempo”. Credo che questa sia una delle lezioni più
importanti per chi oggi si occupa di educazione. La nostra cultura non ha alcun
rispetto dei tempi dei bambini (ma anche di quelli degli adulti, in realtà).
Siamo sempre più travolti dall’ansia di competere, di fare di più, di correre,
di occupare il nostro tempo in mille attività. Una volta la qualità della vita
si misurava sulla quantità del tempo libero: oggi
pare sia esattamente il contrario. E, naturalmente, l’infanzia deve
sopportare questo stress in maniera anche maggiore rispetto a noi adulti. La
scuola dovrebbe, invece, rappresentare il luogo nel quale c’è il massimo rispetto
per i tempi dei bambini allestendo un ambiente di apprendimento che tenga conto
dei loro ritmi di maturazione. L'apprendimento - quello vero, profondo - richiede tempo e pazienza.
E, infine, la scuola
pubblica. Lorenzoni ci ha ricordato come i bambini siano pienamente consapevoli
dell’esistenza nel mondo della ingiustizia. Ingiustizia da parte della natura
che non concede a tutti le stesse risorse fisiche ma, a volte, sembra
incrudelirsi su chi ha di meno. Ingiustizia sociale, poi: la crisi (l’ho
ribadito più volte su questo blog) ha acuito le differenze tra ricchi e poveri
e sta creando una società sempre più iniqua. Il compito della scuola pubblica è
quello di rendere meno pesanti queste ingiustizie, quello di fare in maniera
che pesino di meno sulla vita e sulla condizione dei bambini. Se non si ponesse
questa finalità e non facesse niente per realizzarla credo che non avrebbe
proprio ragione di esistere come tale.
Grazie mille, Franco! Ci hai dato la possibilità di ragionare di nuovo sul senso del nostro mestiere di educatori e ci hai aiutato a ritrovare quella freschezza di pensiero e di convinzioni che spesso corriamo il rischio di perdere nella quotidianità che sembra travolgerci.