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domenica 24 agosto 2014

Cara mamma …



Per una curiosa coincidenza in queste ultime settimane si è parlato molto in rete della sindrome di Down.

Nei primi giorni di agosto ha fatto scalpore la decisione del Consiglio superiore per l’audiovisivo francese di censurare quei canali televisivi che avevano messo in onda del filmato Dear future mom realizzato dall’associazione Coordown. Si tratta di un video, realizzato nell’ambito di una campagna internazionale sul diritto alla felicità e al benessere delle persone con sindrome di Down, nel corso del quale attori e attrici con sindrome di Down da tutta Europa rassicurano una futura mamma e le spiegano che anche suo figlio potrà vivere una vita felice, come la loro. Benché diffuso a titolo gratuito, non può essere guardato come un messaggio d’interesse generale. Indirizzandosi a una futura madre, sembra avere una finalità ambigua e può non suscitare un’adesione spontanea e consensuale; la messa in onda del filmato è ritenuta sconveniente perché disturba le coscienze delle donne che nel rispetto della legge hanno fatto scelte diverse di vita personale. Questa la motivazione del Consiglio superiore per l’audiovisivo francese.

Proprio qualche giorno prima era stata diffusa la notizia di una coppia australiana che avendo pagato una ventunenne thailandese per diventare "mamma in affitto" ed avendo la donna partorito due gemelli, uno dei quali affetto dalla sindrome di Down, aveva deciso di riportare con sé in Australia solo la bambina sana, lasciando in Thailandia il gemello.
E infine, l’intervento del biologo britannico Richard Dawkins che su Twitter, ai dubbi di una donna, in attesa di un bimbo Down ha risposto: “Partorire un Down è immorale. Abortisci e riprova”.

Dawkins non è nuovo ad affermazioni discutibili e, indubbiamente, i 140 caratteri di Twitter non sono forse lo strumento migliore per discutere temi etici così importanti. Non è un caso, perciò, che lo scienziato inglese abbia sentito il bisogno di scusarsi e di precisare le proprie posizioni.

Indubbiamente la questione è molto complessa e coinvolge molti temi etici tra i quali quelli connessi con l’aborto e con le convinzioni e le scelte personali. Su questi temi credo che occorra rispettare le decisioni – sempre sofferte e difficili – delle persone coinvolte. Non c’è niente di meglio, come segno di rispetto, che il tacere e il non giudicare.

Io vorrei solo sottolineare un aspetto che coinvolge direttamente il mondo della scuola.

Si legge, infatti, nel sito del Coordown: “Il benessere di un figlio con sindrome di Down dipende anche dall’inclusione nella società e dalla possibilità di esercitare i propri diritti: una scuola di qualità, il giusto numero di ore di sostegno, i necessari interventi riabilitativi precoci, l’opportunità di trovare un lavoro, come chiunque altro”.


La scuola, in altri termini, è un importante fattore di qualità per una persona Down. Può veramente fare molto. E credo che i bellissimi ragazzi che sono presenti nel video abbiano incontrato una scuola davvero inclusiva che li aiutati a crescere.

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