Elenco blog personale
mercoledì 7 ottobre 2020
martedì 29 settembre 2020
giovedì 17 settembre 2020
lunedì 14 settembre 2020
ANALISI E COMMENTO DELLA BOZZA DI DECRETO INTERMINISTERIALE SUL MODELLO DI PEI E SULLE MODALITA' DI ASSEGNAZIONE DELLE RISORSE DI SOSTEGNO
Questo è il video della prima parte della mia lettura della bozza di decreto interministeriale.
Questo è il link nel quale, invece, trovate le slide relative a questa prima parte.
Il nuovo modello di PEI
Allego la bozza del decreto interministeriale contenente il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato e le modalità relative all'assegnazione delle misure di sostegno con i relativi allegati (linee guida - modelli di PEI per infanzia, primaria e secondaria di I e di II grado, scheda debito funzionamento e tabella fabbisogno).
Sottolineo come siamo in presenza ancora di bozze per cui le osservazioni e i commenti dovranno essere poi confrontati con il testo definitivo.
ALLEGATO A3 - PEI SECONDARIA DI I GRADO
ALLEGATO 4 - PEI SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO
ALLEGATO C - DEBITO DI FUNZIONAMENTO
ALLEGATO C1 - TABELLA FABBISOGNO RISORSE
martedì 21 aprile 2020
Valutare in tempo di pandemia
In effetti Castoldi e Petracca utilizzano la stessa modalità di analisi e di riflessione: nei momenti in cui l'emergenza sanitaria ci costringe a fare delle scelte noi dobbiamo tornare a riflettere sul senso più profondo della nostra azione. E il senso profondo, il valore, la funzione della valutazione è, comunque, quella di formare, non quella di giudicare e selezionare.L’esame consiste, come sappiamo, in una serie di prove ed è percepita dagli stessi alunni come una prova. Gli studi di settore e l’esperienza hanno dimostrato che gli adolescenti vanno alla ricerca di prove in ogni campo per costruire le loro identità, per avvicinarsi al mondo adulto, in definitiva per constatare la loro crescita. Spesso sono le cosiddette “prove di coraggio” anche rischiose per la loro incolumità, ma che comunque aiutano a crescere. Nella vita non ci sono solo prove fisiche, ma anche prove in cui dobbiamo fare ricorso alle nostre capacità, alle nostre risorse, alle nostre attitudini. E ne sono molte. Ebbene l’esame finale del primo ciclo è la vera prima prova che l’adolescente si trova ad affrontare. Di fronte ad essa non si pone con indifferenza, ma con un sentimento di attesa e persino di ansia che richiede di raccogliere le proprie energie e di dare prova di sé. Ecco perché l’esame di terza media ha una grande funzione formativa. Abolirla anche in un periodo di emergenza significherebbe privare gli adolescenti di una prova importante.
giovedì 16 aprile 2020
La scuola intubata
rende plastica la distanza fra i figli dei ricchi (con la loro stanzetta singola, la fibra, l'iPad e la carta di credito già pronta per andare a una università vera) e i figli dei poveri a cui il ministero è riuscito a far giungere un tablet la cui webcam racconterà una cucina affollata di fratelli e adorna di angosce (e l'approdo al mondo opaco delle università telematiche e dei corsi telematici nelle università vere).
Tocca e toccherà anche il sapere costruito: ma sa che il sapere si costruisce solo nella relazione. Anziché insegnare in una distanza che riduce il confronto a chat, il pensiero a "pillola", la verifica a e-Proctoring, sa che l'aula è il luogo in cui si formano scienza e coscienza critica, necessarie a possedere competenze e tecnologie che domani saranno necessarie sul lavoro e che oggi decidono della felicità, della democrazia e della salute - come dimostrano i cyberdepressi, i sovranisti e i no-vax.
La trasformazione digitale è dunque strumento necessario nella scuola e nell'università. Come lo era la lavagna ai tempi di De Amicis; ma come la lavagna è e resta strumento. Se sulla lavagna ci scrive Carlo Rubbia o un mediocre imbarcato ope legis, c'è una bella differenza. Se di fronte alla lavagna c'è un ceto filtrato dalle leggi razziste oppure una comunità costituzionalmente "aperta a tutti", cambia molto.
La "comunità educante" - che tornerà protagonista con buona pace di quelli che "una lezione a distanza è per sempre" - è il luogo in cui la Repubblica usa ogni strumento necessario per offrire a tutti pensiero critico e rimuove gli ostacoli "che di fatto impediscono" a tutti quella formazione.
Non è escluso che il prossimo anno scolastico si debba ricorrere ancora all'insegnamento a distanza, che è stato il modo di intubare la socialità educativa soffocata dalla pandemia. Ma nessuno vuol vivere intubato. Nemmeno il pianeta-educazione in attesa di una transizione che faccia distinzioni necessarie a non fare errori gravidi di conseguenze.
martedì 14 aprile 2020
La fase due della scuola
domenica 12 aprile 2020
Il coraggio nella paura
lunedì 6 aprile 2020
La scuola non sarà più la stessa
sabato 4 aprile 2020
La cura
Dal latino tale e quale, cura. Ma le sue radici sono di un albero troppo antico per essere inequivoche. La più accreditata è dal sanscrito khu nel senso di battere, nel senso di darci proprio di martello, da cui poi prende la strada per accudere, che vuol dire forgiare, infatti da qui viene l’incudine che serve per quello. Che accudire sia un po’ forgiare ha un suo che, ma che curare sia in definitiva martellare bisogna pensarci un po’ su. Ma avendoci pensato, in fin dei conti cos’è la cura se non un dai e dai, un battere e ribattere? Però khu può anche essere per guardare, osservare, da qui kav, kavi, che è il saggio, in latino cautus, e in cos'altro consiste la cura se non in un assiduo e saggio sguardo? Non è finita, perché c’è anche kur da mettere senza la acca, che è il cuore, in latino cor, e cor urat è che scalda il cuore, che lo conforta oppure lo consuma, a piacere. Così, sincopando, cor urat verrebbe cura. Come potergli dar torto, quale miglior cura che scaldare il cuore, confortarlo, e per troppa cura infine consumarlo? Io metterei tutto assieme. Visto che non si vede l’ombra di un vaccino, non ci resta che curare e curarci come possiamo; a proposito, la cura e il suo verbo sono attivi, passivi e riflessivi, curiamo, siamo curati e ci curiamo.
Dunque curiamo e curiamoci teniamo caldo il cuore magari senza consumarlo, e non cessiamo di volgergli e di volgerci lo sguardo più cauto e più saggio che sappiamo. E infine battiamo e ribattiamo con la tenacia del fabbro sul tasto che tanto duole, osserva le prescrizioni, esegui gli imperativi, ora fallo.
Questo il titolo del suo articolo: Cura. Non c'è niente che scaldi tanto il cuore.
Bellissimo. Una scuola che si prende cura è una scuola che scalda il cuore.
venerdì 3 aprile 2020
Informazione e scuola
- le tecnologie sono inclusive o al contrario evidenziano le differenze?
- le bambine e i bambini, le ragazze ed i ragazzi vedono nella scuola, anche a distanza, un punto di riferimento importantissimo, specie nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo
- la didattica a distanza, in una situazione di emergenza, non può essere portata avanti senza un ripensamento continuo delle attività
- la didattica a distanza è bella e smart come si vuole far credere, o è soltanto un surrogato che usiamo in mancanza di meglio?
- la scuola è soprattutto relazione e l’apprendimento passa attraverso la presenza fisica di docenti e studenti nelle aule
- ognuno ha spostato sulla piattaforma il tipo di didattica a cui è abituato. Chi in classe faceva una didattica frontale e trasmissiva inserisce sulla piattaforma pagine di esercizi, schede scansionate da innumerevoli guide, video trovati su YouTube e, nei casi fortunati, qualche materiale originale. Nessuno vuole ripensare l’insegnamento per adattarlo alle lezioni a distanza.
mercoledì 1 aprile 2020
Prendersi cura
martedì 31 marzo 2020
Bambini invisibili e sequestrati in casa
il diritto "all'ora d’aria" è oggetto di una richiesta di genitori di ragazzi con disabilità psichiche (autistici ma non solo) perché questi ragazzi, cui è stata interrotta la routine quotidiana, a volte diventano violenti. Questi genitori lamentano anche l’assenza di previsione di attività e di sostegni specifici da parte della scuola che, oltre a lasciare le famiglie isolate, rischia di innescare un processo irreversibile di peggioramento delle capacità dei ragazzi.
Nel decreto "Cura Italia" c’è poco o nulla. […] Tutto è lasciato alle famiglie da un lato, alla disponibilità degli operatori sociali dall'altro, senza sostegni né finanziari né di altro tipo, e senza neppure valorizzazione. Perché il problema non è visto e i bambini e i ragazzi più vulnerabili sono invisibili. Ancora più oggi, "sequestrati in casa".
domenica 29 marzo 2020
Tre cose diverse sul senso di fare scuola in tempo di Covid-19
Voi siete i punti di riferimento in un momento di profonda incertezza sul futuro. Con il vostro esserci attivamente attraverso il coinvolgimento, la discussione, l’analisi della situazione, la comprensione, il conforto, il supporto, potete favorire quel senso di continuità e sicurezza così necessario in adolescenza.
Ci richiede un compito difficile ma decisivo per il futuro che aspetta la nostra società: quando questa terribile tragedia che si sta consumando sarà finita, quando si rientrerà alla cosiddetta normalità, i vostri studenti ritorneranno da voi. Ma non saranno gli stessi di prima. Voi sarete fondamentali nell'assisterli nella loro ripresa, fondamentali nell'aiutarli a mantenere la fiducia in loro stessi, a superare le loro angosce, a riparare le loro ferite. Sarete più che mai fondamentali nel compito di continuare a formare adulti solidi.
di dover fare ben altro che semplicemente “tecnologizzare” la nostra didattica e far sentire la nostra presenza ai ragazzi in termini puramente istituzionali. la didattica a distanza non può, e non deve, rappresentare il paradigma di un’asettica assegnazione di compiti e consegne e del loro svolgimento da parte di ragazzi che si sono visti all'improvviso sottrarre ciò che sostanzia davvero la scuola: un’esperienza prima di tutto umana, fatta di sguardi, contatto, empatia tra tutti coloro che, seppur con ruoli diversi, partecipano al dialogo educativo. In questo momento la scuola viene chiamata come non mai a proporsi ai nostri ragazzi come un punto fermo a cui aggrapparsi, e noi insegnanti si diventa il veicolo e il tramite di questa presenza, che per molti di loro rappresenta anche l’ancora di un riscatto familiare, più ampiamente, sociale… E chiudono nel ritenere che occorra sostanziare oggi la professionalità docente di quel giusto equilibrio, spesso molto difficile da trovare, tra la trasmissione dei contenuti e quella “leggerezza” e apertura mentale che ci permetta di dare sempre la priorità al rispetto delle attitudini dei ragazzi, ai loro tempi di apprendimento, ma soprattutto in questo momento, alle loro incertezze, ansie e timori.
sabato 28 marzo 2020
Alzare gli sguardi
venerdì 27 marzo 2020
Essere audaci: riscoprire l’essenziale
giovedì 26 marzo 2020
mercoledì 25 marzo 2020
Una scuola slow
- Create eventi didattici fatti in modo che i
ragazzi vi facciano domande, non invece in cui si chiedono risposte. Cioè una didattica interattiva della ricerca comune non del travaso
di saperi. Il momento è questo: una comunità in cammino non un gregge
controllato dal cane pastore.
- Fateli parlare tra di loro. Scambiarsi stati d’animo, ma anche ironia, tristezza, gioia di
vedersi, scambio di cosa si è imparato da questo evento. Non è difficile,
lo facciamo anche noi con i nostri amici e parenti quando li chiamiamo per
sapere come stanno.
- Rompete lo schema tayloristico di una materia
dopo l’altra, mettetevi d’accordo tra di voi per non sovrapporvi l’uno con
l’altro a riempire i ragazzi di troppi compiti. È ora di azioni più multidisciplinari possibili, quanto meno di
una relazione pensata tra diverse discipline.
- Tenete fuori il più possibile i genitori. Non per cattiveria e neppure perché anche loro sono affaticati,
ma perché babbo e mamma sono utili magari ad aprire le macchine, ma le
attività nelle classi virtuali possibili sono buone se i ragazzi si
sentono liberi e capaci di autonomia, altrimenti creiamo nuove inutili
dipendenze.
- Valutate sempre, ma non come rito stanco della
scuola dei voti (quante chiacchiere su questo tema). I
ragazzi hanno bisogno di sapere come va, di fare domande su se stessi,
come sul mondo. La didattica della vicinanza aiuta a creare belle
strategie di autovalutazione. Non preoccupatevi della pagelle, alimentate
tra di voi e loro la valutazione formativa, che valuta sia loro che voi,
perché tutti in questa nuova esperienza didattica stiamo imparando, e
anche i ragazzi ci insegnano. Avrete tempo dopo di fare una sintesi
numerica complessiva, ma adesso conta il rinforzo non il giudizio, la
scoperta dell’errore come leva per migliorare non il suo stigma numerico,
la differenza di performances come valore non come scala.
- Cercate insomma di fare una scuola slow, non solo più lenta ma anche più profonda, gustosa, che non riempia per forza di immagini, video, scritti, ma solo quelli giustamente necessari. Il resto se lo cerchino loro, da soli.
- Per i nostri ragazzini con disabilità: non è questione solo degli insegnanti di sostegno, non
lasciateli nell’isolamento, create eventi dove siano tutti presenti e
coinvolti, qualche roba di individuale può anche andar bene, ma questo è
il momento della cooperazione tra ragazzi dove tutti aiutano tutti. Guai
alla formazione di aule virtuali h. Ne fanno già troppe e scuola.
- Per i ragazzini in difficoltà economiche e senza
strumenti: cercate tutti i modi di procurarveli,
anche con le collette, nessuna scuola è giustificata a rassegnarsi.
Chiamate il sindaco, il parroco, il volontariato, i ricchi pieni di
rimorsi per le evasioni fiscali del passato (se ce ne sono). O ci salviamo
insieme o siamo tutti perduti.