Le foto degli studenti scomparsi, durante una
manifestazione a Città del Messico,
l’8 ottobre 2014.
(Edgard Garrido, Reuters/Contrasto)
l’8 ottobre 2014.
(Edgard Garrido, Reuters/Contrasto)
La polizia ha aperto il fuoco nel corso di
una manifestazione di studenti nella città di Iguala; 6 studenti sono morti, 2 feriti e 43 (di età compresa tra
i 18 e i 21 anni) sono stati arrestati e consegnati
ad una banda di narcotrafficanti che li ha uccisi abbandonando poi i
cadaveri in una discarica.
Ma cosa avevano
fatto questi ragazzi per andare incontro ad una fine così terribile? Pare che
stessero organizzando una contestazione durante un comizio del sindaco
della città di Iguala. Guerrero è uno degli stati più violenti del paese. In
realtà, se il territorio è ricco di risorse naturali (specie minerarie) e presenta
numerose attrazioni turistiche, la popolazione vive in uno stato di estrema
povertà. In Guerrero si registra uno dei più alti tassi di analfabetismo,
di morte infantile, di denutrizione. Si tratta di uno stato devastato dalla
violenza, dalle bande del crimine organizzato dei narcotrafficanti. Il sindaco
della città di Iguala e sua moglie sembra siano fortemente collusi con il cartello
dei narcotrafficanti dei “Guerreros Unidos”.
Purtroppo non è la
prima volta che si registrano nel Messico episodi del genere: in un rapporto
pubblicato nel giugno 2013 Amnesty International ha calcolato che tra il 2006 e
il 2012 sono scomparse 26.000 persone delle quali non si sa più nulla. Questa
volta, però, l’ondata di indignazione nazionale e internazionale è stata molto
forte. Numerose sono state le manifestazioni di protesta nel paese e anche la
conferenza episcopale messicana ha fatto sentire la propria voce ("Basta, non vogliamo più violenza né morti,
non vogliamo più desaparecidos né dolore e vergogna”) rieccheggiando l’appello del
Papa che ha ricordato di essere "particolarmente
vicino in questo momento doloroso della sparizione dei ragazzi messicani che
ora sappiamo assassinati".
Ma perché parlare di
questo fatto in questo blog che si occupa di scuola ed educazione? Il motivo è
molto semplice: i ragazzi uccisi studiavano per diventare insegnanti.
Frequentavano infatti la
scuola normale rurale di Ayotzinapa, istituto destinato alla
formazione dei futuri maestri che poi sono inviati ad insegnare nelle comunità
montane. Da sempre è conosciuta per formare insegnanti attivi politicamente,
impegnati in proteste e manifestazioni: un maestro rurale, formatosi ad
Ayotzinapa, era pure Lucio
Cabañas. I ragazzi della scuola rurale erano convinti, infatti, che
la cultura rappresenti, per le popolazioni più povere ed emarginate dello stato
di Guerrero uno strumento fondamentale di promozione sociale. Ed è questo che
volevano testimoniare con la propria manifestazione a Iguala. Ma sono stati messi a tacere brutalmente perché, evidentemente, chi
li ha eliminati è pienamente consapevole che l’ignoranza è lo strumento più
potente per mantenere l’ingiustizia, la sopraffazione e la violenza.
I ragazzi di Ayotzinapa
ci hanno lasciato in eredità un messaggio molto importante battendosi, a
rischio della propria vita, per difendere la funzione sociale della scuola. Dovranno
rimanere perciò sempre nel cuore di chi crede nel lavoro dell’educatore.
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