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lunedì 17 novembre 2014

I ragazzi di Ayotzinapa



Le foto degli studenti scomparsi, durante una manifestazione a Città del Messico,
 l’8 ottobre 2014.
 (Edgard Garrido, Reuters/Contrasto)

Credo che siamo tutti a conoscenza di cosa è accaduto nelle settimane scorse nel Messico, nello stato di Guerrero.
La polizia ha aperto il fuoco nel corso di una manifestazione di studenti nella città di Iguala; 6 studenti sono morti, 2 feriti e 43 (di età compresa tra i 18 e i 21 anni) sono stati arrestati e consegnati ad una banda di narcotrafficanti che li ha uccisi abbandonando poi i cadaveri in una discarica.
Ma cosa avevano fatto questi ragazzi per andare incontro ad una fine così terribile? Pare che stessero organizzando una contestazione durante un comizio del sindaco della città di Iguala. Guerrero è uno degli stati più violenti del paese. In realtà, se il territorio è ricco di risorse naturali (specie minerarie) e presenta numerose attrazioni turistiche, la popolazione vive in uno stato di estrema povertà. In Guerrero si registra uno dei più alti tassi di analfabetismo, di morte infantile, di denutrizione. Si tratta di uno stato devastato dalla violenza, dalle bande del crimine organizzato dei narcotrafficanti. Il sindaco della città di Iguala e sua moglie sembra siano fortemente collusi con il cartello dei narcotrafficanti dei “Guerreros Unidos”.
Purtroppo non è la prima volta che si registrano nel Messico episodi del genere: in un rapporto pubblicato nel giugno 2013 Amnesty International ha calcolato che tra il 2006 e il 2012 sono scomparse 26.000 persone delle quali non si sa più nulla. Questa volta, però, l’ondata di indignazione nazionale e internazionale è stata molto forte. Numerose sono state le manifestazioni di protesta nel paese e anche la conferenza episcopale messicana ha fatto sentire la propria voce ("Basta, non vogliamo più violenza né morti, non vogliamo più desaparecidos né dolore e vergogna) rieccheggiando l’appello del Papa che ha ricordato di essere "particolarmente vicino in questo momento doloroso della sparizione dei ragazzi messicani che ora sappiamo assassinati".
Ma perché parlare di questo fatto in questo blog che si occupa di scuola ed educazione? Il motivo è molto semplice: i ragazzi uccisi studiavano per diventare insegnanti. Frequentavano infatti la scuola normale rurale di Ayotzinapa, istituto destinato alla formazione dei futuri maestri che poi sono inviati ad insegnare nelle comunità montane. Da sempre è conosciuta per formare insegnanti attivi politicamente, impegnati in proteste e manifestazioni: un maestro rurale, formatosi ad Ayotzinapa, era pure Lucio Cabañas. I ragazzi della scuola rurale erano convinti, infatti, che la cultura rappresenti, per le popolazioni più povere ed emarginate dello stato di Guerrero uno strumento fondamentale di promozione sociale. Ed è questo che volevano testimoniare con la propria manifestazione a Iguala. Ma sono stati messi a tacere brutalmente perché, evidentemente, chi li ha eliminati è pienamente consapevole che l’ignoranza è lo strumento più potente per mantenere l’ingiustizia, la sopraffazione e la violenza.

I ragazzi di Ayotzinapa ci hanno lasciato in eredità un messaggio molto importante battendosi, a rischio della propria vita, per difendere la funzione sociale della scuola. Dovranno rimanere perciò sempre nel cuore di chi crede nel lavoro dell’educatore.

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