Un pomeriggio molto interessante trascorso ad
assistere alla tavola rotonda di presentazione e commento del Rapporto
Immigrazione Caritas e Migrantes 2013.
Molti gli interventi interessanti tra cui
quello del nostro vescovo, Bruno Forte, del direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, Giancarlo
Perego e del parlamentare Khalid Chaouki.
Un aspetto mi ha particolarmente colpito e
concerne in particolare il rapporto tra la crisi e diritti delle persone. La
crisi, in effetti, non colpisce solamente la condizione economica delle
persone, diminuendo i loro redditi, ma intacca profondamente anche quelli che
sono i loro diritti: al lavoro, alla salute, alla casa, ad un salario equo, a
ricongiungersi con i loro cari, a condizioni di vita e di lavoro dignitose. La
crisi favorisce lo sviluppo di quei comportamenti che conducono alla negazione
parziale o totale di quell’insieme di diritti che tutelano la condizione delle
persone in ogni aspetto della propria vita. Ciò vale soprattutto per le fasce
più deboli tra le quali, naturalmente, sono da collocarsi i migranti. C’è il
rischio di uscire dalla crisi con una società non solo più povera, ma anche e
soprattutto più ingiusta, meno solidale.
Non si può non notare come sia soprattutto
la Chiesa Cattolica in Italia a segnalare questo pericolo e come si impegni
quotidianamente nella battaglia per la difesa dei diritti delle persone. Ben
diverso, al momento, appare invece l’operato della politica.
Non è un caso che un’analoga preoccupazione
emerga dal rapporto dell’Unicef: Figli della
recessione. L'impatto della crisi economica sul benessere dei bambini nei paesi
ricchi.
Anche in questo rapporto emerge come la
recessione abbia peggiorato la condizione di vita di un gran numero di minori. Se
da un lato il benessere delle famiglie è diminuito a causa della perdita del
posto di lavoro o della sottoccupazione il rapporto sottolinea principalmente
come, d’altro canto, la crisi del debito pubblico abbia costretto i governi a
modificare le proprie politiche di welfare con conseguente indebolimento dei
diritti dei bambini in ambiti fondamentali, come quelli della sanità, dell'istruzione
e della nutrizione. Meno reddito, meno
tutela, maggiori privazioni materiali. Ma soprattutto l’Unicef evidenzia come “i bambini più poveri e maggiormente
vulnerabili hanno sofferto in modo sproporzionato. In alcuni paesi in cui la
povertà infantile complessiva è diminuita, si è assistito all'aumento della
diseguaglianza, un dato che sembrerebbe indicare che le riforme fiscali e i
trasferimenti sociali destinati ad aiutare i bambini più poveri si sono
rivelati parzialmente inefficaci”. La responsabilità della politica è stata
perciò rilevante. “ Ma – si chiede infatti
il rapporto - se in precedenza si fossero
implementate politiche di tutela più solide e se queste fossero state rafforzate
durante la recessione, quanti bambini in più sarebbe stato possibile aiutare?”.
Nel rapporto Unicef viene fatta una grave affermazione: un’intera generazione è
stata messa da parte a causa delle politiche con le quali i governi hanno
affrontato la recessione. “Si tratta di
una scoraggiante inversione di rotta per quella che era stata una tendenza
positiva in termini di consolidamento dei diritti dei giovani. I progressi
compiuti nel campo dell'istruzione, della salute e della tutela sociale negli
ultimi 50 anni sono ora a rischio”. Eppure
sarebbe interesse di tutti aiutare i bambini perché essi costituiscono il
nostro futuro e i danni che si compiono adesso avranno un effetto a lungo
termine. Vale la pena esaminare perciò
con un po’ di attenzione i dati del rapporto riferiti
al nostro paese che indicano – in modo purtroppo inequivocabile – come ci
collochiamo agli ultimi posti nella tutela dell’infanzia. La mancanza di una
vera politica in Italia sull’infanzia non fa ben sperare per il futuro.
Nessun commento:
Posta un commento