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mercoledì 12 novembre 2014

Fahrenheit e la buona scuola

La trasmissione di radio 3 Fahrenheit si occupa molto di scuola. In altri post ho parlato di alcune puntate a mio parere interessanti sui temi dell’educazione. Un’intera sezione è dedicata alla scuola (FahreScuola).
Non potevano perciò mancare delle puntate sul documento “La buona scuola”. Vorrei segnalare quella del giorno 10 perché ritengo che abbia fornito molti spunti di riflessione non banali.
I partecipanti alla discussione erano Marco Rossi Doria (docente di scuola primaria ed ex sottosegretario all’istruzione con i ministri Profumo e Carozza), Alex Corlazzoli (anche lui docente di scuola primaria e giornalista) e Benedetto Vertecchi (docente di pedagogia di sperimentale e direttore del Dipartimento di Progettazione educativa e didattica dell’Università di Roma Tre).
Sintetizzo, tra i temi trattati, quelli che mi hanno maggiormente colpito.
1.      Il dibattito diffuso. Costituisce forse l’aspetto maggiormente positivo. Si sta tenendo una consultazione sul sistema scolastico del nostro paese e sul suo futuro che coinvolge un numero molto ampio non solo di addetti ai lavori ma anche di persone comunque interessate al mondo della scuola (genitori, studenti, amministratori, rappresentanti della società civile). Sicuramente qualcosa del genere non si era mai vista prima: le riforme erano sempre calate dall’alto con un limitatissimo livello di partecipazione. Corlazzoli ha fatto notare come in realtà il personale della scuola non partecipi in maniera così massiccia e diffusa alla discussione: molti docenti ed ATA il documento non lo hanno letto, non hanno compilato il questionario, non hanno preso parte agli incontri organizzati territorialmente.
2.      Il clima nuovo che pervade il documento. C’è una ripresa della passione per la scuola con la volontà, soprattutto, di sostenere l’innovazione. Ma anche in questo caso emerge una problematicità. Come in tante altre riforme che sono calate nel passato sul mondo della scuola si percepisce la tendenza a “ripartire da zero”, a dare poco credito cioè a tutto ciò che di positivo si è fatto in passato o si fa già nelle scuole. In realtà la scuola italiana, pur tra mille problemi e difficoltà, è già, in molti contesti e situazioni, una buona scuola che ha bisogno della valorizzazione e della generalizzazione delle migliori pratiche esistenti.
3.      Tutti e tre gli intervenuti hanno manifestato, in vari modi, la preoccupazione per una deriva economicistica che potrebbero comportare alcune scelte, soprattutto in tema di valutazione. C’è in effetti il pericolo di smarrire quelle finalità sociali ed educative a fondamento del sistema scolastico del nostro paese. Forse questo spiega alcune dimenticanze del documento: la dispersione scolastica (vera piaga irrisolta della scuola italiana), l’inclusione degli stranieri, la scuola dell’infanzia.
4.      L’ottica economicistica porta a credere che la concorrenza “faccia bene” alla scuola, innescando processi virtuosi di miglioramento attraverso il riconoscimento del merito. Ma è veramente così? Non c’è forse il pericolo di perdere la dimensione collegiale che costituisce l’essenza della comunità educativa? Cosa fa la differenza: il singolo insegnante o la comunità scuola?
5.      Un documento di ampio respiro deve avere una prospettiva di lungo periodo. Ma quali scenari possiamo immaginare per il futuro? Non c’è forse il rischio di rincorrere solo l’attualità investendo su risorse e percorsi formativi che domattina potrebbero risultare già vecchi e inutili? Benedetto Vertecchi insiste molto su questo aspetto sottolineando la necessità per la scuola di in curare soprattutto le abilità di base trasversali, quelle che ad esempio consentono di leggere, capire ed interpretare un testo di scritto, di organizzare il proprio pensiero e di comunicarlo in maniera comprensibile ed efficace, ecc.

2 commenti:

  1. Mi piace moltissimo questo blog. Sembra farci comunicare, dialogare e comprenderci di più.
    Il dibattito diffuso. E' un'esperienza che Lei mi ha fatto vivere qualche anno fa, partecipando a un incontro a Pescara per un confronto sulle indicazioni nazionali per il curricolum. Dalla scuola dell'infanzia con Giancarlo Cerini. Eravamo in troppi. Mi sarebbe piaciuto parlare con il relatore della nostra quotidianità, delle nostre incertezze, dei problemi della collegialità e dei rischi della valutazione. Il cambiamento, secondo me, deve sempre partire dall'interno di ogni realtà, deve essere sentito affinchè dia buoni frutti. Si devono ascoltare gli operatori, i lavoratori per fare documenti concreti che rispecchino la realtà, altrimenti restano contenitori di belle teorie.
    Il clima. L'Italia è andata avanti da sempre con il lavoro silenzioso di tanta brava gente.
    Quanto ottimo lavoro è stato fatto dalle insegnanti senza godere di "ore incentivanti".
    Sabati, domeniche. Orari assurdi per realizzare cose belle con i bimbi; dare loro la possibilità di vivere esperienze che sarebbero rimasti per sempre nella loro memoria, senza percepire nessun guadagno, anzi! Quanti soldi abbiamo tirato fuori perchè troppo bello era ciò che stavamo vivendo. Mai pentita.
    Ho un bagaglio immenso di belle emozioni. Questa è l'Italia vera della brava gente che ama la scuola. Mi fanno vedere le scuole di Reggio alla tv. Non dicono quanto versano i genitori e i comuni di Reggio. Questa è la scuola che ci invidiano all'estero. Piacerebbe anche a me lavorare in quegli spazi così bene strutturati e organizzati
    Le nostre scuole si devono inventare spazi ogni giorno con un enorme fatica di chi vi opera con enorme dispendio di energie, ma quanta autentica "passione" traspare nel comportamento delle insegnanti che si attivano quotidianamente. Questo si dovrebbe valorizzare all'estero: la grande buona volontà, sacrificio e impegno di anonimi insegnanti italiani, che ogni giorno si adoperano a far funzionare le nostre amate scuole. Questo patrimonio in ogni nuova riforma deve essere salvaguardato altrimenti è come se lavorassimo a vuoto senza sapere dove stiamo andando, in realtà ciascuno di noi sta partecipando a costruire, ognuno nella realtà del proprio territorio (città, regione) un pezzetto di storia della scuola italiana.
    L'ottica economicistica. Se vogliamo rovinare la scuola italiana facciamo scatenare la concorrenza tra le insegnanti. Le insegnanti, per me, non devono collaborare, devono cooperare insieme. E' diverso. La scuola non la facciamo da sole ,ma ciascuno lavora contribuendo alla costruzione di un grande puzzle.Ognuno lavora su un pezzettino che si va ad incastrare con i pezzettini costruiti da altri.Tutte queste esperienze, mirate e ben incastonate in un unico progetto educativo, sono occasioni diverse, varie uniche per i nostri piccoli. Già la collegialità è di per se difficile, mettiamoci pure la concorrenza: si salvi chi può!
    Stiamo vivendo un periodo difficile e francamente il compito della scuola sta cambiando. Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, resta per me fondamentale la dimensione comunitaria, la crescita emotiva ed affettiva dei bambini, la relazionalità corretta e lo sviluppo delle proprie capacità, quelle che li rendono unici ed irripetibili.

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    1. Grazie per il suo intervento pieno, davvero, di passione!

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