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venerdì 3 aprile 2020

Informazione e scuola

Ho seguito ieri una diretta sul sito di repubblica sulle tematiche connesse alla scuola in questo periodo. Mi ha molto deluso. 
L'esperto era un giornalista che sul quotidiano si occupa dei problemi della scuola. Forse sarebbe stato meglio prevedere la partecipazione di un vero esperto (un dirigente tecnico, un dirigente scolastico, un docente di rilievo, un pedagogista...). In realtà - lo noto da parecchio tempo - nelle trasmissioni dei grandi media che si occupano della scuola si invita chiunque perché, in fondo, si ritiene che tutti possono parlare e dire qualcosa sulla scuola. Ricordo che in una puntata di "Che tempo che fa" di qualche anno fa fu affrontato il problema dei compiti a casa e ne parlarono solo Fazio, Gramellini e una giornalista amica dei due... Addirittura ricordo pure una trasmissione RAI in cui si parlava della riforma Moratti nella quale tra gli esperti c'era Serena Dandini. Il sapere dell'educazione è considerato un sapere "minore", sul quale tutti possono pontificare.
La delusione è nata -comunque - principalmente dal fatto che nella diretta si è parlato solo di scuola secondaria di secondo grado. Si è parlato di video lezioni che funzionano tanto bene, di voti, di esami. Nemmeno un accenno a quelle che sono le più pesanti problematiche della didattica a distanza e che viviamo quotidianamente.

Leggo invece stamani un bellissimo servizio su Internazionale: Sei insegnanti alle prese con le lezioni a distanza
Sono sei docenti (una dell'infanzia, due della primaria, due della secondaria di promo grado e uno della secondaria di secondo grado) che raccontano, con franchezza e pacatezza, la scuola che stanno vivendo assieme ai loro bambini e ai loro ragazzi.
Molte cose interessanti che ritrovo anche nei colloqui che giornalmente ho con i miei docenti:

  • le tecnologie sono inclusive o al contrario evidenziano le differenze?
  • le bambine e i bambini, le ragazze ed i ragazzi vedono nella scuola, anche a distanza, un punto di riferimento importantissimo, specie nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo
  • la didattica a distanza, in una situazione di emergenza, non può essere portata avanti senza un ripensamento continuo delle attività
  • la didattica a distanza è bella e smart come si vuole far credere, o è soltanto un surrogato che usiamo in mancanza di meglio?
  • la scuola è soprattutto relazione e l’apprendimento passa attraverso la presenza fisica di docenti e studenti nelle aule
  • ognuno ha spostato sulla piattaforma il tipo di didattica a cui è abituato. Chi in classe faceva una didattica frontale e trasmissiva inserisce sulla piattaforma pagine di esercizi, schede scansionate da innumerevoli guide, video trovati su YouTube e, nei casi fortunati, qualche materiale originale. Nessuno vuole ripensare l’insegnamento per adattarlo alle lezioni a distanza.
Tutti, comunque, esprimono la generosità e la passione con la quale, assieme ai loro colleghi, non si sono tirati indietro di fronte ad un compito inedito e difficilissimo perché il senso etico della professione docente si è rivelato presente nella quasi totalità dei docenti della scuola italiana. E questa è un buon motivo di speranza per quello che ci attende nei prossimi mesi. 

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