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martedì 14 aprile 2020

La fase due della scuola


Credo che tutti, ormai, abbiano capito che per quest'anno non si tornerà più in classe.
"La scuola è finita" titola oggi in prima pagina Repubblica.
Mi pare un pessimo titolo che non rende merito a tutti noi operatori scolastici che dal 5 marzo ci stiamo mettendo anima e corpo, giorno e notte, per non spezzare e tranciare bruscamente i percorsi di apprendimento dei nostri allievi, per continuare l'attività didattica sia pur a distanza e con grandi difficoltà. La scuola non è finita perché non riaprono gli edifici scolastici. La scuola continua nonostante il Covid-19, sebbene in altre forme e con altri strumenti, a continuare a svolgere la sua funzione.
Ma è anche evidente che con il maledetto Covid-19 dovremo fare i conti ancora a lungo. Non siamo ancora usciti fuori dal tunnel, il famoso picco non è stato ancora valicato, la discesa non è ancora iniziata. È perciò prevedibile che i tempi di uscita dall'emergenza siano lunghi e, fintanto che non avremo a disposizione un vaccino o delle terapie antivirali sicuramente efficaci, le misure di distanziamento sociale - sia pur meno rigide di quelle di oggi - costituiranno ancora lo strumento più efficace di prevenzione e di lotta. 
Non è un caso, perciò, che l'attenzione oggi si sposta molto su come dovremo gestire la ripresa dell'anno scolastico a settembre. Sebbene sia impossibile fare previsioni su quale sarà la situazione della pandemia in quel periodo, l'esperienza di questi mesi ci sta dimostrando che stavolta non dobbiamo farci trovare impreparati ma dovremo mettere in atto in anticipo tutte quelle misure organizzative che ci consentiranno di gestire al meglio la situazione che troveremo. 
Questa sarà la fase due della scuola.
Non sarà facile conciliare le classi numerose che abbiamo nelle nostre scuole (le classi pollaio) con le esigenze di distanziamento sociale, non sarà facile dare continuità al curricolo se ci saranno ancora delle sospensioni dell'attività didattica in presenza, non sarà facile integrare e recuperare gli apprendimenti compromessi dalla didattica a distanza, non sarà facile riportare nel mainstream tutti gli alunni più fragili che già facevano fatica a seguire con continuità il percorso comune e che la didattica a distanza ha allontanato dalla comunità scolastica.
Ci vorrà audacia: faccio mia qui la scommessa di Baricco. 
Audacia nel capire che la scuola non potrà essere quella di prima, che bisognerà mettere a frutto tutto quanto di positivo ci sta insegnando  l'esperienza della didattica a distanza sul piano della riscoperta dei fondamenti dell'agire educativo e didattico. 
Audacia nell'utilizzare con sapienza - prima di tutto pedagogica - quelle tecnologie che ci hanno consentito di salvare e di tenere in piedi, pur tra mille difficoltà, la scuola. 
Audacia nell'abbandonare vecchie abitudini didattiche e soprattutto valutative che stanno dimostrando tutta la loro penosa inadeguatezza adesso che non possono più trincerarsi dietro le routine spazzate via dall'emergenza.
Audacia nel proporre modelli organizzativi che sappiano alternare momenti in presenza con momenti a distanza, inevitabili con il permanere del rischio Covid-19. 
Audacia nello sfruttare appieno tutte queste possibilità per rendere la scuola più inclusiva. 
E, infine, audacia nella politica che faccia importanti investimenti nella scuola, che non la consideri il bancomat del Ministero delle finanze quando si tratta di fare tagli di bilancio, che abbia - finalmente - una visione della scuola in grado di orientare le sue scelte senza rincorrere interessi clientelari o elettorali.


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