Chiunque
abbia mai sentito nominare Dario Ianes sa che si tratta di uno dei maggiori
esperti italiani nel campo dell’integrazione alla quale ha dedicato tutta la
sua carriera professionale.
In
quest’opera veniva tratteggiato un bilancio critico dell’integrazione in
Italia: ad un’appassionata difesa dei suoi valori e principi ancora attuali era
affiancata un’analisi lucida dei suoi limiti e delle questioni irrisolte. Tra
queste ultime veniva segnalata la figura dell’insegnante di sostegno e, in
particolare, la delega quasi totale che a questa figura viene assegnata nella
gestione dell’integrazione.
Veniva
proposto un superamento dell’attuale impostazione di questa figura attraverso due
meccanismi. Il primo consisterebbe nel trasformare l’80% di questi insegnanti in
docenti curricolari a tutti gli effetti non collegati cioè a diagnosi o a certificazioni
di disabilità di uno o più alunni, ma titolari del progetto educativo e
didattico di tutti gli allievi. In questo modo il loro patrimonio professionale
sarebbe realmente a disposizione di tutta la classe e consentirebbe di
realizzare una didattica maggiormente inclusiva. Il secondo meccanismo riguarda
il rimanente 20% dei docenti di sostegno che non diventerebbero curricolari ed
assegnati perciò alle singole classi ma costituirebbero un ruolo di insegnanti altamente
specializzati itineranti su più scuole alle quali dovrebbero fornire il proprio
supporto di alta competenza.
Il
testo di Ianes chiarisce ed approfondisce questa proposta presentandola in
maniera articolata.
Credo
sia superfluo sottolineare come questa proposta abbia scatenato un notevole
dibattito.
La
cosa che mi ha maggiormente colpito è stato il fatto che le opinioni contrarie
siano state più numerose (ed aggressive..) di quelle favorevoli. Eppure io
credo che i principi ispiratori siano condivisibili. I docenti di sostegno
(soprattutto quelli con una lunga esperienza professionale) possiedono un
sapere che potrebbe costituire una risorsa fondamentale per realizzare una
scuola davvero inclusiva la quale, come ben sappiamo, ha bisogno che siano principalmente
i docenti curricolari a possedere una formazione adeguata in materia di Bisogni
educativi Speciali. Ma l’esperienza ci insegna anche che in presenza di
disabilità molto specifiche (minorazioni sensoriali, disturbi dello spettro
autistico, ecc.) occorrono competenze professionali di alto livello che non
sarebbe realistico ritenere in possesso della maggioranza di un consiglio di
classe che perciò avrebbe bisogno di un supporto qualificato.
La questione
è comunque molto complessa ma credo che meriti una discussione priva di
pregiudizi.
Inutile
dire quanto mi appassioni. Ho fatto per più di vent’anni il mestiere di docente
di sostegno, mestiere che ho amato e del quale ho vissuto tutte le soddisfazioni
ma anche tutti i limiti.
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