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mercoledì 8 ottobre 2014

Bocciature


Già in un intervento suquesto blog di qualche tempo fa avevo parlato dei risultati delle prove OCSE PISA e dell’interesse che suscita la loro analisi.
È stato pubblicato recentemente un nuovo approfondimento relativo alle bocciature
Dai dati emerge come il 17,1 % dei quindicenni italiani ha ripetuto almeno una classe nella sua carriera scolastica a fronte di una media OCSE pari al 12.4 %. La pratica della bocciatura appare perciò abbastanza rilevante nel nostro sistema scolastico: un ragazzo su sei è stato fermato almeno una volta.
L’esperienza dell’OCSE sembra dimostrare che la ripetenza non apporta evidenti benefici né agli studenti rimasti indietro né al sistema scolastico nel suo complesso. Gli studenti ripetenti sono i più a rischio di dispersione e di ulteriori permanenze e si inseriscono più tardi nel mondo del lavoro. Si tratta di una maniera non efficace e non efficiente di impiegare le risorse del sistema scolastico.  Molti paesi perciò che in passato avevano molto utilizzato il sistema della ripetenza hanno abbandonato tale politica in favore di un più intenso, precoce e sistematico supporto ai ragazzi ed alle ragazze in difficoltà.
Ma l’analisi dell’OCSE va un po’ più a fondo ed esamina il tasso di ripetenza all’interno della categoria degli studenti in condizione di svantaggio socio economico. I valori percentuali aumentano: Il 26% degli alunni svantaggiati italiani ha ripetuto almeno una volta (la media OCSE è invece del 20%). Più di uno ogni quattro!
Questo dato rappresenta un rilevante fattore di iniquità del sistema. I ragazzi svantaggiati con difficoltà di apprendimento non hanno le stesse opportunità di precoce accesso ad interventi di recupero e sostegno dei loro compagni più fortunati e perciò la ripetenza rappresenta l’unica alternativa per loro.
Detto in altri termini: non è tanto il basso livello di competenza quanto lo svantaggio socio – economico a costituire un potente fattore di rischio di ripetenza.
E inoltre la ripetenza spesso viene utilizzata non tanto come strumento per aiutare I ragazzi che “rimangono indietro” quanto come forma di punizione di comportamenti ritenuti non adeguati.
Allora, conclude lo studio dell’OCSE, la bocciatura non solo si rivela inefficace nel supportare i ragazzi con difficoltà, ma rinforza addirittura le ingiustizie socio – economiche. Le soluzioni più efficaci vanno cercate, piuttosto, in attività aggiuntive di insegnamento che utilizzino metodologie più personalizzate.

Una bella lezione da parte dello staff di OCSE PISA che, si badi bene, non è composto da ex sessantottini ma da seri studiosi che fondano le loro tesi su evidenze oggettive.

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