Già in un intervento suquesto blog di qualche tempo fa avevo parlato dei risultati delle prove OCSE
PISA e dell’interesse che suscita la loro analisi.
È stato pubblicato recentemente
un
nuovo approfondimento relativo alle bocciature.
Dai dati emerge come il
17,1 % dei quindicenni italiani ha ripetuto almeno una classe nella sua
carriera scolastica a fronte di una media OCSE pari al 12.4 %. La pratica della
bocciatura appare perciò abbastanza rilevante nel nostro sistema scolastico: un
ragazzo su sei è stato fermato almeno una volta.
L’esperienza dell’OCSE
sembra dimostrare che la ripetenza non apporta evidenti benefici né agli studenti
rimasti indietro né al sistema scolastico nel suo complesso. Gli studenti
ripetenti sono i più a rischio di dispersione e di ulteriori permanenze e si
inseriscono più tardi nel mondo del lavoro. Si tratta di una maniera non
efficace e non efficiente di impiegare le risorse del sistema scolastico. Molti paesi perciò che in passato avevano molto
utilizzato il sistema della ripetenza hanno abbandonato tale politica in favore
di un più intenso, precoce e sistematico supporto ai ragazzi ed alle ragazze in
difficoltà.
Ma l’analisi dell’OCSE va
un po’ più a fondo ed esamina il tasso di ripetenza all’interno della categoria
degli studenti in condizione di svantaggio socio economico. I valori
percentuali aumentano: Il 26% degli alunni svantaggiati italiani ha ripetuto
almeno una volta (la media OCSE è invece del 20%). Più di uno ogni quattro!
Questo dato rappresenta un
rilevante fattore di iniquità del sistema. I ragazzi svantaggiati con
difficoltà di apprendimento non hanno le stesse opportunità di precoce accesso
ad interventi di recupero e sostegno dei loro compagni più fortunati e perciò
la ripetenza rappresenta l’unica alternativa per loro.
Detto in altri termini:
non è tanto il basso livello di competenza quanto lo svantaggio socio –
economico a costituire un potente fattore di rischio di ripetenza.
E inoltre la ripetenza
spesso viene utilizzata non tanto come strumento per aiutare I ragazzi che “rimangono
indietro” quanto come forma di punizione di comportamenti ritenuti non
adeguati.
Allora, conclude lo studio
dell’OCSE, la bocciatura non solo si rivela inefficace nel supportare i ragazzi
con difficoltà, ma rinforza addirittura le ingiustizie socio – economiche. Le
soluzioni più efficaci vanno cercate, piuttosto, in attività aggiuntive di
insegnamento che utilizzino metodologie più personalizzate.
Una bella lezione da parte
dello staff di OCSE PISA che, si badi bene, non è composto da ex sessantottini ma
da seri studiosi che fondano le loro tesi su evidenze oggettive.
Nessun commento:
Posta un commento