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sabato 25 ottobre 2014

Un mestiere faticoso

Ritornando sul documento “La buona scuola” vorrei dedicare qualche riflessione al ruolo del dirigente scolastico.
In effetti il documento riconosce al dirigente scolastico una funzione molto importante. Se ne valorizzano, infatti, le competenze connesse alla promozione della didattica e della qualità dell’offerta formativa, attribuendogli così una leadership educativa che appare indispensabile al conseguimento delle finalità del Piano dell’Offerta Formativa. D’altro canto, però, si insiste molto anche sul secondo gruppo di competenze del dirigente scolastico che concerne  l’organizzazione  del lavoro all’interno della scuola, la guida del piano di miglioramento, i rapporti con il territorio, la quotidiana gestione amministrativa e finanziaria. Si tratta di una figura che deve rivestire perciò, allo stesso tempo, una funzione di leader ed una di manager. Si tratta quindi di un dirigente in qualche misura “atipico” rispetto alle altre dirigenze pubbliche perché non deve e non può limitarsi solo a far funzionare l’istituto che dirige, ma ha anche il compito di promuovere la costruzione dell’identità educativa della comunità scolastica.
Ed è proprio il dover far fronte a queste due diverse componenti della propria dimensione professionale che rende, oggi, molto difficile e faticoso il lavoro del dirigente scolastico.
Angelo Paletta, uno dei più acuti studiosi del nostro sistema scolastico, ci ha fatto capire come proprio lo stile di leadership del dirigente scolastico costituisca una variabile fondamentale rispetto ai risultati di apprendimento degli alunni che, è bene ricordarlo, rappresenta l’obiettivo primario di una scuola. Ma afferma lo stesso studioso: “nella realtà operativa, contingenti e più stringenti responsabilità amministrative assorbono di fatto la maggior parte del tempo e delle energie intellettuali dei dirigenti scolastici. Questa dimensione burocratica del lavoro del dirigente scolastico investe una varietà frammentata di compiti e di funzioni (osservanza delle regole poste a tutela della salute, della sicurezza, della privacy e della trasparenza amministrativa, irrogazione di sanzioni disciplinari, rapporti con tutti i soggetti che entrano in rapporto con la comunità scolastica, ecc.) alcune delle quali per la gravità delle loro competenze e per la pressione degli stakeholder, schiacciano il dirigente su routine burocratiche, talvolta necessarie, ma con un effetto di spiazzamento rispetto ad un profilo di leadership educativa non adeguatamente valorizzato” (Leadership, in Voci della scuola n. 6 / 2014, pag. 50).
Ma oggi, con l’accresciuta complessità degli istituti che dirigiamo (tanti alunni, tanti plessi, tanti ordini e gradi di scuola …) che si è venuta ad accompagnare ad una ingente diminuzione delle risorse materiali, finanziarie ed umane, è diventato ancora più difficile e faticoso gestire la scuola. Un esempio tra tanti: il considerevole taglio del FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica) ha molto complicato la scelta e la valorizzazione del personale incaricato del middle management, vale a dire di quelle figure di sistema quali il collaboratore vicario, il responsabile di plesso, la funzione strumentale, ecc. che sono indispensabili alla gestione di una realtà complessa come quella delle attuali istituzioni scolastiche.

Sono convinto che una forte leadership educativa sia indispensabile alla scuola e che questa dimensione della professionalità del dirigente scolastico non possa e non debba essere trascurata. Come ci ha indicato qualche anno fa Thomas Sergiovanni, richiede comunque una presenza costante, un continuo lavoro di cura ed attenzione degli aspetti pedagogici, didattici, metodologici grazie ai quali è possibile per il dirigente scolastico contribuire alla costruzione di una comunità educativa. Ma per poterlo fare si è costretti a delle vere acrobazie, a dei veri e propri tour de force per non venire risucchiati dal continuo vortice degli adempimenti amministrativi e burocratici. E questo, vi garantisco, rende molto faticoso il nostro lavoro.

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