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giovedì 23 ottobre 2014

Fare innovazione in collaborazione con l’università: due nostri progetti


I rapporti tra il mondo dell’università e quello della scuola non sempre sono stati facili. Parlano due linguaggi diversi, seguono due logiche differenti ma hanno necessità di dialogare perché hanno bisogno l’una dell’altra. L’università ha bisogno della scuola perché i suoi studenti, per formarsi adeguatamente, devono svolgere dei tirocini e delle ricerche all’interno di contesti educativi reali e non solo di laboratorio; la scuola ha bisogno dell’università per acquisire conoscenze e competenze nuove. Se il rapporto tra le due non funziona non si produce innovazione: quanto viene elaborato dalla ricerca educativa e didattica nell’ambito dell’università non penetra nella pratica educativa quotidiana, resta confinato nei libri, negli articoli delle riviste specializzate o negli atti dei convegni. Eppure c’è un forte bisogno di innovazione, di cambiamento cioè che non si limiti solo a poche esperienze emblematiche ma incida sul concreto fare scuola: i processi sociali e culturali cui assistiamo in questi ultimi anni spingono continuamente il mondo della scuola ad aggiornarsi per poter affrontare adeguatamente le nuove sfide educative che gli vengono poste.
Nella nostra scuola abbiamo avviato due percorsi di collaborazione con l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti che stanno fornendo ottimi frutti e che, ritengo, possano produrre innovazione.
Si tratta del progetto 0 -6 e della ricerca sul modello RTI.
Il primo progetto consiste nella realizzazione di un progetto di continuità tra le operatrici dei nidi di Chieti e le docenti delle scuola dell’infanzia del nostro istituto comprensivo. Il progetto è stato “curato” (in maniera esperta e amorevole, in verità) dalla prof.ssa Rosy Nardone, ricercatrice in Didattica e Pedagogia Speciale presso il Dipartimento di Scienze Filosofiche, Pedagogiche ed Economiche. In margine al progetto è stato tenuto anche un convegno nel corso del mese di maggio. Potete trovare maggiori informazioni su questo progetto, che proseguirà anche nel corrente anno scolastico, leggendo l’articolo che gli ha dedicato la rivista “Bambini Cittadini”. Ho una grande considerazione di questa attività e la ritengo tra i più importanti del nostro Piano dell’Offerta Formativa perché credo che troppo spesso la Scuola dell’Infanzia venga considerata solo una forma di cura ed assistenza dei bambini senza una vera e propria funzione educativa e di conseguenza come un semplice gradino preparatorio alla Scuola Primaria. La continuità con il nido, invece, ritengo che aiuti a riconsiderare le dimensioni proprie di questo fondamentale elemento del nostro sistema formativo che ha proprio, nelle esperienze 0-6 anni, i suoi “fiori all’occhiello” che tutto il mondo ci invidia.
Il secondo progetto (RTI Abruzzo) riguarda la Scuola Primaria ed è anch’esso al suo secondo anno di svolgimento. In questo caso la collaborazione è con il Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche. RTI Abruzzo, al quale partecipano, oltre la nostra scuola, anche alcuni istituti comprensivi della provincia di Pescara, ha come finalità quello di sperimentare modalità di identificazione e di intervento precoce sulle difficoltà di lettura secondo, appunto, la metodologia RTI. Anche su questo progetto è stato tenuto un convegno lo scorso 11 ottobre presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti, convegno di cui potrete trovare qualche documentazione sul sito dell’ateneo. Sono due gli aspetti che mi preme di sottolineare di questo progetto. Il primo è che prevede una stretta, strettissima collaborazione tra i docenti e i ricercatori universitari nella preparazione dei materiali da utilizzare con i bambini, nell’utilizzo degli stessi, nella valutazione dei risultati delle prove di verifica. Questo consente davvero di condividere appieno tutto il percorso di ricerca. Il secondo aspetto è costituito dalla logica stessa del metodo RTI (Response To Intervention): non si tratta di effettuare un semplice screening individuando e segnalando i bambini a rischio di dislessia per avviarli ai servizi per un’eventuale diagnosi e successivo trattamento logopedico. Il progetto prevede, piuttosto, un intervento curricolare didatticamente molto “ricco” per tutti i bambini e, successivamente, per quelli che incontrano difficoltà, due successivi interventi specifici di potenziamento per piccoli gruppi prima e individualizzato poi al fine di consentire il recupero. Si tratta, in effetti, di un sapiente utilizzo del principio didattico della speciale normalità secondo il quale viene sempre e comunque prima l’intervento curricolare ordinario, ricco di stimoli per tutti i bambini e solo dopo, in caso di difficoltà, l’intervento speciale. Il progetto, che costituisce parte integrante del nostro Piano dell’Offerta Formativa, coinvolgerà anche i bambini della Scuola dell’Infanzia rispetto alle abilità di pre-grafismo.
Credo proprio che questi progetti ci aiutino a costruire una scuola innovativa.

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