Un’interessante
iniziativa della BBC. A partire da
settembre ha programmato una serie di iniziative dedicate ai bambini ed ai
ragazzi delle scuole per avviarli allo studio dell’informatica e della
programmazione. Si tratta di programmi e di giochi che possono costituire un
valido contributo per il lavoro dei docenti nelle classi. L’iniziativa si collega al progetto governativo
di assegnare una forte rilevanza all’insegnamento, sin dai primi anni di
scuola, all’insegnamento del linguaggio della programmazione.
Un paio di osservazioni.
La prima: la BBC è nata
come servizio pubblico e non ha mai perso questa sua identità. La differenza
con la Rai credo che sia molto rilevante, nonostante i progressi compiuti in
questi ultimi anni da Raiscuola.
La seconda: mi ha molto colpito
un intelligente (oggi si preferisce il termine “smart”…) utilizzo delle pagine web a supporto
dell’iniziativa. Ho molto apprezzato soprattutto
la pagina dedicata all’attendibilità
delle informazioni che si trovano sul web. Si tratta, a mio parere, di una
delle questioni maggiormente rilevanti per gli educatori. Si afferma ormai che
il web è la fonte primaria di conoscenze che abbiamo a disposizione. Qualche descolarizzatore dell’ultima ora è
arrivato a sostenere che di scuola non c’è più bisogno perché ormai le
conoscenze si trovano tutte ed aggiornate in rete. Il problema, però, è che in
rete si trova di tutto: informazioni corrette, informazioni errate, bufale,
falsità, ecc. La sfida che deve affrontare la scuola, su questo terreno, è
quella di insegnare l’utilizzo “critico” del web. Come si cercano le
informazioni? Come si usa un motore di ricerca? Quali motori di ricerca è
meglio utilizzare? Ma soprattutto: come valutare la qualità delle informazioni
che troviamo? Come distinguere quelle attendibili e sicure da quelle false? Credo
che insegnare queste competenze rappresenti uno dei compiti primari della
scuola. In Gran Bretagna lo hanno già capito e si sono attrezzati. È il caso
che cominciamo a farlo anche noi.
Sono d’accordo su un uso “intelligente” del web e delle tecnologie in genere, che ci abituano ad ottenere risposte con il minimo sforzo, anche a discapito dell’esperienza diretta.
RispondiEliminaLa sfida che la scuola deve affrontare non va rivolta ad una mera introduzione di nuove tecnologie o all’alfabetizzazione informatica, ma piuttosto rivolta ai processi educativi, ai metodi di ricerca, al senso critico, all’autocontrollo ecc.
A tal proposito le parole di Stoll ci aiutano a comprendere il fenomeno: “Un computer non può sostituire un buon insegnante. Cinquanta minuti di lezione non possono venire liofilizzati in quindici minuti multimediali. … E allora come minimo dovremmo chiederci: quali problemi vengono risolti introducendo internet in ogni scuola? E quali problemi possono crearsi dedicando sempre più tempo a strumenti elettronici?”
Il progresso è inevitabile ed auspicabile, e noi educatori abbiamo il compito di tenere alto il punto di osservazione, per capire gli effetti presenti e futuri della tecnologia.