È prassi consolidata da
molti anni, nelle scuole primarie del comprensivo che dirigo, svolgere in
questo periodo la festa dell’accoglienza dei bambini e delle bambine di prima.
Ogni plesso, naturalmente,
la interpreta in maniera diversa: a Via Bosio, ad esempio, c’è anche una festa
dell’accoglienza dedicata ai genitori, a Selvaiezzi ci sono canzoni e
filastrocche, a Villaggio Celdit volano gli aquiloni…
Ma c’è un aspetto che le
accomuna tutte e che per me è quello più significativo. Si tratta del tutoraggio:
nel corso della festa ciascun/a bambino/ bambina di prima viene affidato ad un
tutor della classe quinta che avrà il compito, per tutto l’anno, di aiutarlo,
di guidarlo, di prendersi cura di lui.
La relazione di tutoring
ha una forte valenza educativa per i bambini coinvolti. I più piccoli trovano
un aiuto, un sostegno, una guida nell'affrontare il nuovo ambiente di
apprendimento costituito dalla scuola primaria che presenta nuove regole,
un’organizzazione degli spazi e dei tempi diversa, dei compiti di apprendimento
più complessi rispetto alla scuola dell’infanzia. Ma prendersi cura di qualcuno
vuol dire maturare competenze comunicative, relazionali, affettive: il
tutoraggio è perciò un importante occasione formativa offerta ai bambini più
grandi.
La cura riveste comunque,
a mio parere, un ruolo educativo fondamentale anche per altri motivi. “Non c’è amore, non c’è relazione così come
non c’è socialità senza un prendersi cura dell’altro… Ma come prendersi cura di qualcuno se la società di oggi è dominata da
egoismo, solipsismo/egotismo, competizione, scontro, mala-educazione, tutti
vivendo solo nell’immediatezza e nell’istantaneità del qui e ora (perdendo quindi il senso del futuro) e non con gli altri ma contro gli
altri?” (Lelio
Demichelis)
La cura si fonde, poi, con
un altro fondamentale valore: quello della responsabilità che non è solo
rivolta verso gli altri ma anche verso l’ambiente, le prossime generazioni e il
futuro.
Cura e responsabilità sono
due valori etici fondamentali per la costruzione di una società equa e
solidale. È perciò importante educare i nostri ragazzi alla loro conoscenza e al
loro rispetto, anche con piccole / grandi cose come il tutoraggio.
Sono d’accordo. Le esperienze, come l’accoglienza, che richiedono la cura dell’altro, sono vere occasioni di crescita per i bambini più grandi.
RispondiEliminaLa scuola contribuisce in questo modo a costruire un ambiente educativo, nel quale la relazione inclusiva conduce pian piano l’uno ad incontrare l’altro.
Ognuno con la propria presenza, con il proprio modo di essere, si impegna a fare insieme le stesse cose, nel rispetto dell’altro.
A partire da qui, insieme, ci prenderemo cura del mondo.
La cura dell’altro passa anche attraverso la cura dell’ambiente nel quale si accoglie, come sanno bene le docenti della scuola primaria, che si impegnano molto nel “costruire” un ambiente gradevole per i loro alunni.
RispondiEliminaQueste le riflessioni in proposito del filosofo Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia Morale ed Etica dell’Ambiente presso l’Università Federico II di Napoli:
“L'educazione all'ambiente si precisa come educazione di cura, di stile, non semplicemente di contenuto, di disciplina. Significa educarsi all'abitare. Meglio, ad intendere l'educare stesso come abitare. Significa abitare il mondo. L'educazione all'ambiente non è separabile dall'educazione alla legalità, perché educare all'ambiente significa educarsi ai legami. (…)
Il luogo dove stiamo non è più solo geometrico. Si misura senza metri. A misuralo è il tempo che vi trascorriamo. Si misura di persona. Non ci è davanti, né su un piano, come uno spazio delimitato. Né si definisce in un obiettivo di un solo sguardo. Sono tanti. Scrutano, fissano, mirano, riflettono. Si può anche affermare che fuori del luogo geometrico l'osservazione si misura dall'osservanza del luogo dove ci si trova. L'obiettivo è piuttosto la tutela. Ci si educa a vedere, a vedersi, e nel vedere ci si educa a sentire. Adesso è questa la misura, il sentimento. Se vediamo intorno a noi cose belle anche lo sguardo sarà educato a vedere cose belle e ricercarle. Da qui si pone la rilevanza dell'ambiente. Di esso si può affermare che non è un luogo, ma ciò per cui un luogo è tale. L'ambiente rende un luogo il "dove stiamo ad essere". (…)”