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mercoledì 25 marzo 2020

Una scuola slow


Mi segnala Romina, preziosissima collaboratrice di San Giovanni Teatino, un articolo di Raffaele Iosa: Buona settimana slow, amata scuola della vicinanza.
Raffaele Iosa è un nostro caro amico, è venuto spesso da noi qui a Chieti e ci ha sempre regalato sapere e passione per la scuola.
Non si smentisce certo in questo suo intervento.


L’emergenza e la virtualità ci obbligano a ripensare criticamente alle nostre tradizionali didattiche, altrimenti possono diventare solo noiose e trite lezioni. Forse questa fase avrà l’effetto che dopo, tornati a scuola, si sia migliori. Miracolo dei momenti di crisi.

Mi piacerebbe che la “scoperta” della didattica virtuale come risposta all’emergenza diventasse anche una ri-scoperta (al ritorno in classe) di un attivismo didattico e pedagogico che in questi anni è andato perduto per modelli quantitativi di apprendimenti direttivi, precocismi, schede su schede e lezioni frontali a tutto spiano.

Fornisce anche un po' di indicazioni - preziosissime:

  • Create eventi didattici fatti in modo che i ragazzi vi facciano domande, non invece in cui si chiedono risposte. Cioè una didattica interattiva della ricerca comune non del travaso di saperi. Il momento è questo: una comunità in cammino non un gregge controllato dal cane pastore.
  • Fateli parlare tra di loro. Scambiarsi stati d’animo, ma anche ironia, tristezza, gioia di vedersi, scambio di cosa si è imparato da questo evento. Non è difficile, lo facciamo anche noi con i nostri amici e parenti quando li chiamiamo per sapere come stanno.
  • Rompete lo schema tayloristico di una materia dopo l’altra, mettetevi d’accordo tra di voi per non sovrapporvi l’uno con l’altro a riempire i ragazzi di troppi compiti. È ora di azioni più multidisciplinari possibili, quanto meno di una relazione pensata tra diverse discipline.
  • Tenete fuori il più possibile i genitori. Non per cattiveria e neppure perché anche loro sono affaticati, ma perché babbo e mamma sono utili magari ad aprire le macchine, ma le attività nelle classi virtuali possibili sono buone se i ragazzi si sentono liberi e capaci di autonomia, altrimenti creiamo nuove inutili dipendenze.
  • Valutate sempre, ma non come rito stanco della scuola dei voti (quante chiacchiere su questo tema). I ragazzi hanno bisogno di sapere come va, di fare domande su se stessi, come sul mondo. La didattica della vicinanza aiuta a creare belle strategie di autovalutazione. Non preoccupatevi della pagelle, alimentate tra di voi e loro la valutazione formativa, che valuta sia loro che voi, perché tutti in questa nuova esperienza didattica stiamo imparando, e anche i ragazzi ci insegnano. Avrete tempo dopo di fare una sintesi numerica complessiva, ma adesso conta il rinforzo non il giudizio, la scoperta dell’errore come leva per migliorare non il suo stigma numerico, la differenza di performances come valore non come scala.
  • Cercate insomma di fare una scuola slow, non solo più lenta ma anche più profonda, gustosa, che non riempia per forza di immagini, video, scritti, ma solo quelli giustamente necessari. Il resto se lo cerchino loro, da soli.

Attenzione a chi non ce la fa

Vedo ancora molte difficoltà nei confronti dei ragazzi con disabilità e di quelli che non hanno a casa supporti informatici sufficienti. Sarebbe paradossale e vergognoso che l’emergenza facesse male a chi ha più bisogno. Dunque

  • Per i nostri ragazzini con disabilità: non è questione solo degli insegnanti di sostegno, non lasciateli nell’isolamento, create eventi dove siano tutti presenti e coinvolti, qualche roba di individuale può anche andar bene, ma questo è il momento della cooperazione tra ragazzi dove tutti aiutano tutti. Guai alla formazione di aule virtuali h. Ne fanno già troppe e scuola.
  • Per i ragazzini in difficoltà economiche e senza strumenti: cercate tutti i modi di procurarveli, anche con le collette, nessuna scuola è giustificata a rassegnarsi. Chiamate il sindaco, il parroco, il volontariato, i ricchi pieni di rimorsi per le evasioni fiscali del passato (se ce ne sono). O ci salviamo insieme o siamo tutti perduti.

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